Polonia e Romania al bivio
- Davide Saccani
- 20 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Questa Domenica si sono tenute due importanti elezioni nel panorama europeo: il primo turno delle elezioni presidenziali in Polonia e il ballottaggio delle presidenziali in Romania.
Queste elezioni sono di fondamentale importanza sia per i temi trattati, sia per il fatto che si svolgono in paesi europei, sia perché in entrambi i paesi la carica di presidente della repubblica non è solo cerimoniale come in Italia, ma anzi ha ampi poteri, soprattutto riguardo alla politica estera e alle forze armate.
Il primo turno in Polonia:
Nel primo caso, servirà un secondo giro di votazioni per determinare chi sarà il prossimo capo di stato della Polonia, ad arrivare primo nei risultati è stato il candidato europeista Trzaskowski, proveniente dalla coalizione attuale di governo (ovvero quella di Donald Tusk, primo ministro polacco). Attualmente il presidente conservatore Duda, esercitando il proprio potere di veto, ha bloccato molte riforme dell’attuale governo, dunque una vittoria al secondo turno di Trzaskowski permetterebbe al primo ministro Tusk un più ampio margine di azione.
Un dato in queste elezioni è da notare, in questo primo turno, nei primi tre posti per numero di voti non è presente nessun canditato di sinistra: Trzaskowski è un liberal-conservatore europeista, Nawrocki è conservatore nazionalista, Mentzen è populista e ultranazionalista. Questo fa ben intendere come in questo momento in Polonia la discussione politica non è tra idee di sinistra e idee di destra, ma piuttosto verte su due questioni, la prima riguarda l’appartenenza o meno all’Unione europea, la seconda invece riguarda i temi sociali, tra cui aborto e diritti LGBT+. Tutti i candidati inoltre hanno supportato un potenziamento delle misure di sicurezza e difesa, nonché una stretta sull’immigrazione.
La questione dell’appoggio all’Ucraina invece è in un certo senso trasversale tra i candidati, seppur con diverse sfumature ed intensità.
Per sapere chi sarà il prossimo presidente polacco, dovremo aspettare il secondo turno che si terrà l’1 Giugno.
Il ballottaggio in Romania:
Situazione ben più instabile invece si è presentata in Romania.
Il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania si è in realtà tenuto a Novembre dello scorso anno, turno che fu poi annullato dalla Corte costituzionale rumena per via di presunte ingerenze russe nella campagna elettorale del candidato ultranazionalista e filorusso Georgescu, arrivato primo nei risultati con forti probabilità di vincere al secondo turno. Georgescu poi fu reso incandidabile per il nuovo primo turno di elezioni presidenziali che si sono tenute il 4 Maggio.
Questi fatti hanno fortemente polarizzato la società rumena, causando grandi manifestazioni a sostegno di Georgescu ed un crollo di fiducia dei partiti europeisti del governo, già molto bassa per via di vari scandali di corruzione.
Al nuovo primo turno, arrivò primo il candidato George Simion, ultranazionalista e molto vicino a Georgescu, raggiungendo il 40% dei voti, mentre ad arrivare secondo è stato il sindaco di Bucarest, il liberale ed europeista Niçusor Dan.
Anche in questo caso, come in Polonia, i candidati appartenenti alla sinistra hanno raccolto pochissimi voti, la discussione politica molto accesa in Romania riguarda sia l’appartenenza all’Unione europea, sia l’appoggio o il contrasto alla Russia, motivo per cui queste elezioni erano seguite dalle istituzioni europee e dalla NATO con preoccupazione.
Al secondo turno di questa Domenica ha vinto, con un margine di circa 9 punti, il candidato liberale ed europeista Dan, segnando un rafforzamento del legame tra Romania e UE.
Indipendentemente dalla vittoria di uno o dell’altro candidato, queste elezioni hanno significato un punto di rottura per la politica rumena, perché entrambi i candidati sono definiti anti-establishment e contro la corruzione degli attuali partiti di governo, dunque nei prossimi mesi la Romania dovrà affrontare un forte cambiamento politico che potrebbe portare anche ad ulteriore instabilità.
Senza entrare nel merito delle questioni interne ai paesi in cui si sono svolte le elezioni, una cosa ritengo di dire. In questo momento di forti cambiamenti, a partire dal nuovo panorama internazionale che Donald Trump sta disegnando, passando poi per gli atteggiamenti ambigui della Russia di Putin che si mostra disponibile alla risoluzione del conflitto ucraino, ma nel mentre cerca di infiltrarsi nelle istituzioni nazionali e sovranazionali europee soprattutto utilizzando mezzi tecnologici ed influenzando le masse popolari, occorre rimanere uniti e rafforzare i legami politici che ci sono tra i vari stati europei, rimanendo uniti si ha potere di dialogare con le grandi superpotenze mondiali, stando divisi ci si lascia solo comandare.



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